È la viola tipica dell’India del Nord, presente nella regione dell’Hindustan sicuramente a partire dal XVIII secolo. Viene utilizzato come strumento solista, ma
L’uso del cilindro chiodato applicato a strumenti musicali, orologi, automi di vario genere risale all’antichità classica e vede il suo apogeo in Europa durante l’epoca dell’Illuminismo. Nell’immaginario collettivo viene associato ad uno strumento meccanico che chiunque conosce: il carillon.
Nel 1820 la ditta di pianoforti Collard & Clementi, con sede in Inghilterra, ha l’idea di inserire il cilindro all’interno di un pianoforte, al posto della tastiera. Il cilindro è in legno e i chiodi, in metallo, sollecitano il movimento dei martelletti che vanno a percuotere le corde. Ogni supporto è generalmente fornito di dieci brani muscali, i cui titoli vengono per lo più annotati in un elenco che si trova incorniciato su un fianco del mobile.
Lo strumento rivela immediatamente le sue doti: è facilmente suonabile da chiunque con gran divertimento ed è facilmente trasportabile. Caricato sui carretti, viene portato nelle strade, nelle piazze, nelle campagne, nelle grandi città e nei piccoli paesi. Si diffonde ovunque. Lo si trova nelle case private e anche nei locali pubblici, dove lo si può mettere in funzione per ascoltare musica o per ballare, inserendo una moneta in un’apposita fenditura, come si farà decenni dopo con il juke-box. Uno di qusti modelli a moneta è visibile in una sala al secondo piano del museo. A cavallo tra il 1800 e il 1900 il piano a cilindro trova il suo massimo sviluppo. La necessità di raggiungere un pubblico sempre più vasto andava inevitabilmente a discapito della ricerca della qualità e della raffinatezza dell’esecuzione.
È la viola tipica dell’India del Nord, presente nella regione dell’Hindustan sicuramente a partire dal XVIII secolo. Viene utilizzato come strumento solista, ma
Anche lo sho, come la maggior parte degli strumenti della tradizione giapponese, proviene dalla Cina, dove troviamo il suo antenato, lo sheng. Si