Appartiene alla grande famiglia degli huqin, le fidule ad arco della tradizione musicale cinese. Nelle sue varie forme, a due o quattro corde,
L’uso del cilindro chiodato applicato a strumenti musicali, orologi, automi di vario genere risale all’antichità classica e vede il suo apogeo in Europa durante l’epoca dell’Illuminismo. Nell’immaginario collettivo viene associato ad uno strumento meccanico che chiunque conosce: il carillon.
Nel 1820 la ditta di pianoforti Collard & Clementi, con sede in Inghilterra, ha l’idea di inserire il cilindro all’interno di un pianoforte, al posto della tastiera. Il cilindro è in legno e i chiodi, in metallo, sollecitano il movimento dei martelletti che vanno a percuotere le corde. Ogni supporto è generalmente fornito di dieci brani muscali, i cui titoli vengono per lo più annotati in un elenco che si trova incorniciato su un fianco del mobile.
Lo strumento rivela immediatamente le sue doti: è facilmente suonabile da chiunque con gran divertimento ed è facilmente trasportabile. Caricato sui carretti, viene portato nelle strade, nelle piazze, nelle campagne, nelle grandi città e nei piccoli paesi. Si diffonde ovunque. Lo si trova nelle case private e anche nei locali pubblici, dove lo si può mettere in funzione per ascoltare musica o per ballare, inserendo una moneta in un’apposita fenditura, come si farà decenni dopo con il juke-box. Uno di qusti modelli a moneta è visibile in una sala al secondo piano del museo. A cavallo tra il 1800 e il 1900 il piano a cilindro trova il suo massimo sviluppo. La necessità di raggiungere un pubblico sempre più vasto andava inevitabilmente a discapito della ricerca della qualità e della raffinatezza dell’esecuzione.
Appartiene alla grande famiglia degli huqin, le fidule ad arco della tradizione musicale cinese. Nelle sue varie forme, a due o quattro corde,
Gli ultimi vent’anni del XIX secolo e i primi venti del XX vedono fiorire alcune invenzioni straordinarie nell’ambito della ricerca sulla riproduzione del