Dal punto di vista strettamente organologico sono “flauti” tutti quegli strumenti aerofoni nei quali il soffio dell’esecutore viene immesso nel canneggio, per far
Al contrario di molti altri strumenti europei, la cui nascita è difficilmente rintracciabile con precisione nella storia, la celesta è databile al 1886 e la sua paternità è da attribuire al parigino August Mustel, il cui padre, Victor, aveva a sua volta già inventato uno strumento molto simile, il dulcitone. Pochi anni dopo la sua apparizione, aveva già affascinato diversi compositori in virtù della sua sonorità dalle suggestioni magiche. Si racconta ad esempio che Čajkovskji, avendo avuto l’occasione di sentirla nella capitale francese nel 1892, la facesse portare di nascosto da Parigi alla Russia, per inserirla nella compagine orchestrale del balletto Lo Schiaccianoci prima che altri avessero l’occasione di usarla. Molti musicisti l’hanno in seguito utilizzata, non solo per la musica “colta”, dove ha trovato piena dignità ad esempio nella Musica per percussioni, celesta e orchestra di Béla Bartók, ma anche in altri generi come il jazz , il pop, il rock.
Simile esteriormente ad un pianoforte verticale, è in realtà strumento di tutt’altra natura: il tasto, una volta premuto, aziona un meccanismo del tutto simile a quello del pianoforte, ma i martelletti non percuotono delle corde, bensì delle piastre metalliche.
Dal punto di vista strettamente organologico sono “flauti” tutti quegli strumenti aerofoni nei quali il soffio dell’esecutore viene immesso nel canneggio, per far
Gli ultimi vent’anni del XIX secolo e i primi venti del XX vedono fiorire alcune invenzioni straordinarie nell’ambito della ricerca sulla riproduzione del