L’uso del cilindro chiodato applicato a strumenti musicali, orologi, automi di vario genere risale all’antichità classica e vede il suo apogeo in Europa
Gli ultimi vent’anni del XIX secolo e i primi venti del XX vedono fiorire alcune invenzioni straordinarie nell’ambito della ricerca sulla riproduzione del suono con mezzi meccanici e sulla sua conservazione. Una di queste è senz’altro l’utilizzo di carta perforata, arrotolata su rulli, la cui lunghezza consente di riprodurre musiche di ampia durata. Questo nuovo supporto, applicato al pianoforte, ottiene immediatamente un enorme successo. Il repertorio che viene prodotto dalle fabbriche non consiste solo nelle musiche originali per pianoforte, ma propone fedeli trascrizioni di intere sinfonie e opere liriche, musiche ballabili, rulli per accompagnamento di pezzi vocali o strumentali. I rulli vengono realizzati su larga scala in Stati Uniti, Germania, Spagna, Francia. In Italia la F.I.R.S.T. (Fabbrica Italiana di Rulli Sonori Traforati) avrà il privilegio dell’esclusiva di tutta la musica pubblicata dalle case editrici Ricordi e Sonzogno.
Lo strumento in questo periodo raggiunge il massimo della sua raffinatezza quando il meccanismo diviene pneumatico, eliminando l’attrito di qualsiasi leva sulla carta. L’azionamento dei pedali fa avanzare il rullo e contemporaneamente, attraverso i fori, fa entrare dell’aria che attiva il movimento dei martelletti del pianoforte. Questo tipo di strumenti meccanici presentava anche alcuni accorgimenti tecnici tali da permettere il controllo del pedale, dell’intensità del suono, della dinamica, avvicinandosi il più possibile alla finezza esecutiva di un vero interprete.
Nella stessa sala del Museo Teatrale si trova anche un modello di pianola prodotto a New York dalla Aeolian Company. Anche questo meccanismo, brevettato nel 1897, ha funzionamento pneumatico e utilizza gli stessi rulli di carta perforata, ma al contrario dell’autopiano, chiamato in inglese player piano, la pianola è un piano player, cioè un congegno che non ha in sé la possibilità di produrre del suono, ma deve essere avvicinato ad una tastiera di pianoforte in modo da far coincidere la sua serie di “dita” maccaniche, ben visibili nella parte inferiore del mobile, con i tasti del pianoforte, come se ci fosse un vero pianista ad azionarli.
L’uso del cilindro chiodato applicato a strumenti musicali, orologi, automi di vario genere risale all’antichità classica e vede il suo apogeo in Europa
Oltre ad essere il tipico strumento della tradizione sarda, che da sempre accompagna feste popolari, riti religiosi, danze, è uno dei più antichi