Nella ditta bolognese di Giovanni Racca (Monasterolo di Savigliano 1832 – Bologna 1902) si produce, a incominciare dal 1886, un modello di pianoforte
Anche lo sho, come la maggior parte degli strumenti della tradizione giapponese, proviene dalla Cina, dove troviamo il suo antenato, lo sheng. Si tratta di un organo a bocca, ad ance libere, fatto di una cassa in legno laccato che funge da serbatoio dell’aria, nella quale vengono infilate 17 canne di bambù di diversa lunghezza, tenute insieme da un anello, che le circonda tutte, e posizionate in maniera simmetrica in modo tale da creare idealmente la forma di una fenice ad ali chiuse. L’altezza dei suoni non dipende dalla lunghezza esterna di queste canne, che ha funzione puramente estetica, ma dalla lunghezza che esse hanno all’interno. Alcune canne sono addirittura prive di fori e sono perciò mute. Ogni ancia è fissata all’interno della canna con una speciale cera che l’esecutore deve scaldare prima di ogni esecuzione per togliere l’umidità.
Viene usato nell’orchestra della musica gagaku, la musica di corte giapponese. La sua sonorità ha ispirato anche autori contemporanei di vari generi musicali, come Toru Takemitsu o anche Björk, che l’ha inserito nella colonna sonora del film Drawing Restreint 9.
Nella ditta bolognese di Giovanni Racca (Monasterolo di Savigliano 1832 – Bologna 1902) si produce, a incominciare dal 1886, un modello di pianoforte
Diffusa in molte regioni dell’Africa centrale, la zanza è nota con diversi nomi a seconda del suo luogo di origine: sanza, mbira, kalimba,