L’epoca di maggior splendore del fortepiano è stata quella compresa fra la seconda metà del 1700 e i primi trent’anni del 1800, cioè
L’uso di battere con mazzuoli delle tavolette di legno è senz’altro molto antico e risale ai primordi dell’espressione musicale. In origine le tavole di legno, in numero ridotto, potevano essere tenute semplicemente tra le gambe stese di un suonatore seduto e una buca scavata nel terreno poteva costituire una rudimentale cassa di risonanza. Strumenti simili a quello esposto in vetrina sono più evoluti e sono tutt’oggi diffusissimi nel continente africano, soprattutto nella zona centrale e occidentale, nonchè in America centro-meridionale, a seguito delle deportazioni di schiavi africani. In Africa è uno degli strumenti legati alla tradizione dei griots, ovvero di quelle figure di cantastorie, poeti, sacerdoti, stregoni, saggi così importanti per la conservazione orale della memoria e delle tradizioni degli antenati in alcune comunità dell’Africa sub-sahariana.
Si tratta di uno xilofono in cui le barrette, intonate e ordinate a formare una scala, sono fissate alle due estremità ad un supporto che le sorregge. Generalmente sotto ogni tavoletta viene posizionato un risuonatore fatto di guscio di frutto essiccato. In molti casi esso è ricoperto a sua volta da una membrana (alle volte fatta del materiale che ricopre e tiene insieme le uova dei ragni), la cui sollecitazione produce un ronzio caratteristico. Viene suonato spesso in gruppi di almeno due esecutori e accompagna la danza e il canto.
Estratto di un documentario realizzato da Philippe Nasse per Salon de Musique
L’epoca di maggior splendore del fortepiano è stata quella compresa fra la seconda metà del 1700 e i primi trent’anni del 1800, cioè
Strumento popolare diffuso in vaste aree del mondo, dall’Europa, all’Africa settentrionale, ai paesi islamici, fino all’India. Penetrata nel mondo greco-romano dal vicino Oriente,